Il racconto di un'avventura ispirata da un antico testo cinese (di cui Bertolt Brecht si è servito per il suo Cerchio di gesso del Caucaso), dove personaggi arrivano, escono e poi tornano (alcuni correndo e danzando su trampoli di diverse altezze, altri spingendo carretti e suonando strumenti) e dove le scene si susseguono e costruiscono una dopo l'altra un percorso d'attenzione attraverso la città. In un paese, in un lontano oriente di favola, un gruppo di contadini canta la canzone della propria vita che corre sotto il giogo del lavoro; il tiranno di questo paese non può sopportare che la ribellione covi nella miseria, così li stringe in un agguato e li uccide. Non tutti i contadini sono morti, tra i cadaveri sopravvive una donna col figlio. Due comici vecchi ambulanti decidono di aiutarla a sfuggire agli inseguitori: tutti e quattro sono subito messi alla prova dall'arrivo di una pattuglia di soldati. E tra inseguimenti, astuzie, risate e tenerezze, sospiri e sottili paure, il pubblico viene coinvolto e inglobato nello spettacolo: prima accompagna, cammina insieme agli attori perché viene invitato a seguire, poi interviene direttamente quando fisicamente si frappone a difendere il personaggio principale incalzato dagli inseguitori e diventa determinante nella scena della cacciata del tiranno. Così ci accorgiamo che forse anche noi, come i contadini dello spettacolo che non si sottomettono e si oppongono al potere, siamo o potremmo essere ribelli, noi che "nostra patria è il mondo intero" in anni di costruzione di muri, di confini e fili spinati. SCHEDA TECNICA